1- La chiesa come scrigno, il ruolo che ha assunto nel tempo.

E' il caso dell'opera scultorea della Madonna in trono, o meglio Madonna proveniente dall'antica chiesa di san Rocco, anticamente venerata come protettrice nei confronti del flagello della peste (ad honorem allo scultore anonimo che nel XVI secolo che la intagliò per la chiesa di san Rocco), che verrà successivamente adornata e incorniciata dalla fastosa soasa di Andrea Fantoni, 1724/'27, e dagli intagli marmorei eseguiti da Giovanni Battista Corbellini, dando luogo ad un complesso che verrà definito dalla critica tra i più belli e maestosi della provincia. Si sottolinea che l'opera scultorea lignea della Madonna in trono, è stata profondamente rimaneggiata nel 1932 dall'intervento del Poisa.

Un secondo caso è la pala dell'Assunta, opera di Antonio Gandino il Vecchio, 1598, proveniente dalla chiesa della Beata Vergine o chiesa dell'Assunta, soppressa nel 1950 e alienata nel 1968.

Vi sono poi altri capolavori assoluti che vanno a costruire "il tesoro del magico scrigno", la pala della Resurrezione, opera di Gerolamo Romanino (1525), un Romanino giovanissimo che amava un confronto diretto con i grandi, come con il Tiziano, ma il vero Romanino non sarà quello "veneziano", abbandonerà una pittura di grazia per una pittura di crisi, cercherà una via espressiva tutta sua, conforme al proprio temperamento, rifiutando da una parte classicismo e manierismo, prima di trovare nel tempo il proprio linguaggio pittorico, se vogliamo rivoluzionario-popolare che ritroveremo a maturazione, nella sua "Sistina dei poveri", di Santa Maria della neve a Pisogne.

Il Martirio dei santi Gervasio e Protasio, opera di Callisto Piazza (1524), opera che da inizio e si lega ad altre tre che più di altre evocano immediatamente quello "stupore" che dovevano causare nella devozione popolare come la statua del Cristo morto, sempre ideata da Andrea Fantoni, che dopo aver completato la soasa della Madonna in trono (1724/'27), nel 1729 completava questo ulteriore capolavoro assoluto; non è un caso che la scultura del Cristo morto, in occasioni particolari, di bisogno o di massimo pericolo, veniva portata in processione, sottolineando direttamente un legame inscindibile tra la forte espressività della figura scultorea e la devozione popolare.

Successivamente nel 1782, Ludovico Gallina con la pala di san Giorgio ci narra come in un racconto fiabesco di una lotta tra il bene e il male, anche qui possiamo intuire l'immenso stupore che per intere generazioni ha accompagnato i bimbi capriolesi, sospesi tra la tensione di un cavallo bianco imbizzarrito e il drago.

Infine , lasciando la chiesa, sfiorando la Madonna del rosario, oggi come accostata in disparte, appoggiata in uno degli altari laterali, mentre tutta la sua figura evoca ancora il ruolo vivo e popolare del trasporto processionale, immagine che ci riconduce alla memoria della stessa Madonna posta in senso innovativo nella chiesa del Carmine a Venezia, possibile riferimento per una installazione più dinamica della Madonna del rosario di Capriolo.

La chiesa è quindi ricca di figurazioni dalla grande espressività in grado di comunicare alla gente emozioni visive profonde, è una caratteristica specifica da non tralasciare, per un ipotesi di progetto che vuole stare in continuità con la storia.

Mentre usciamo dalla parrocchiale qualcuno suona l'organo e le figure fantoniane sembrano unirsi alla musica, poi anche tutti gli altri capolavori si uniscono partecipando insieme ad un concerto polifonico.

Viene da chiedersi quale sia stata la funzione di questi artisti.

Ogni artista agisce con profonda originalità pur essendo costretto a inserirsi nella storia, quando non sia un pedissequo imitatore da' nuova linfa e quando è una limpida mente rinnova la storia stessa profondamente, come a Capriolo hanno fatto: l'anonimo esecutore della scultura della Madonna in trono , Callisto Piazza (1524 ), Gerolamo Romanino (1525), Gandino il vecchio (1598) , Andrea Fantoni (1724 - '27) con il Corbellini (1725) e Lodovico Gallina (1782). Tutti questi assoluti capolavori che gli artisti hanno ideato per la parrocchiale di Capriolo, rappresentano anche i materiali che la storia ci fornisce, ci trasmette in termini di conoscenza empirica, significato estetico e morale dei fenomeni, conservazione dell'identità e tradizione, con cui una civiltà costruisce un ponte tra passato e futuro.

Quelli come noi, che agiscono nel tempo presente, in qualsiasi disciplina, hanno l'obbligo etico di servirsi della storia per garantire che questa costruzione possa proseguire. Da questo punto di vista questi assoluti capolavori uniti alla Parrocchiale costituiscono anche un'eredità di lungo periodo e ciò che abbiamo ereditato dai padri va riconquistato se si vuole possedere davvero, poiché l'eredità richiede un esercizio di responsabilità. Oltre alla funzione istituzionale del tempio, di Chiesa Cristiana, come luogo di ritrovo, di preghiera e di celebrazione della comunità di fedeli; la Chiesa è anche la più grande Pinacoteca e il

più grande museo della città, inteso come scuola futura.