2- La Parrocchiale di Capriolo in una continua stratificazione tipologica fino alla sua configurazione architettonica definitiva (1905-'12) ad opera dell'architetto Agostino Caravatti e del pittore Umberto Marigliani.

Abbiamo visto come l'impianto originario sorto a fianco della chiesa di san Rocco aveva una forma embrionale nei confronti di come oggi ci appare la parrocchiale, la tavola della stratificazione architettonica ci racconta la successione e i continui rinnovi tipologici che la parrocchiale ha attraversato dal fine del 1200 fino al secolo scorso. Nuove esigenze funzionali , nuove riforme, che determinano continui rifacimenti. Come nel caso di san Carlo Borromeo che a Capriolo coincide con il rifacimento del 1674-'78. Nella grande epopea della costruzione delle parrocchiali lombarde, l'ideazione di san Carlo è anche una brillante idea per rispondere ad una crisi strutturale, con l'apertura diffusa sul territorio di immensi cantieri tutti impegnati nella costruzione delle nuove parrocchiali o nei sistemi ascensionali dei Sacri Monti. Due secoli dopo la chiesa aveva bisogno di un nuovo ampliamento, con il rifacimento dell'architetto Carlo Melchiotti (1892/'93) aggiungendo le navate laterali e rifacendo l'intera copertura.

Pochi anni dopo la chiesa necessitò di un nuovo ampliamento, legato a un forte incremento demografico. Sarà l'architetto Agostino Caravatti a darle l'attuale configurazione, compresa la costruzione del tamburo ottagonale della cupola (1905/'12). La parrocchiale assume la sua struttura architettonica così come oggi la vediamo. Agostino Caravatti appartiene ad una scuola milanese-lombarda che va dal Boito a Muzio, ma se vogliamo prefigura anche un'anticipazione di quel linguaggio architettonico che verrà elaborato nel secondo dopoguerra dall'architetto Aldo Rossi, con "L'architettura della città". La cupola ottagonale del Caravatti a Capriolo anticipa di più di mezzo secolo l'essenza dell'architettura di alcuni progetti di Aldo Rossi, sorprendente l'analogia con la conclusione con il "teatro del Mondo" inaugurato a Venezia nel 1979. L'intuizione di Agostino Caravatti è proprio quella di concludere la parrocchiale con un'ampliamento anche verticale, che fosse in grado di riequilibrare i precedenti ampliamenti in una armonica composizione architettonica in grado di far divenire la parrocchiale nuovo monumento della città. Il grande merito dell'architetto Caravatti è sicuramente quello dopo aver definito una conclusiva configurazione architettonica, intuisce la necessità di completare un progetto unitario, unendo la parte architettonica a quella decorativa, ricercando un'armonia totale, chiedendo soccorso agli affreschi di quel Umberto Marigliani soprannominato per la sua bravura e per la sua velocità "il Tiepolino", che con ogni probabilità coordinò in quel tempo anche le decorazioni eseguite da Luigi Locatelli. Riguardando le antiche immagini fotografiche risulta evidente che l'idea di fondo dell'architettura del Caravatti e le pitture del Marigliani cerchino di dare all'immagine conclusiva della parrocchiale una rinnovata luminosità come connotazione storica contestuale che coincide con un tardo eclettismo che sente già il preludio di una nuova luminosità, Liberty e protorazionalista.