3- Riflessione critica di una rottura epocale con la storia (1945/1975)

È evidente che la storia nella sua stratificazione non ci ha restituito solo capolavori assoluti; la frantumazione architettonica e culturale avvenuta nel dopoguerra, nel secolo scorso, non ha risparmiato la nostra parrocchiale, la campionatura di materiali che ha invaso le nostre dimore, non ha risparmiato la sacralità del tempio, così il granito lucido, rosa sardo, decontestualizzato è diventato il basamento improprio di tutti i capolavori e dei magnifici altari in Bronzetto e Botticino presenti nella chiesa: il granito sardo nella chiesa di Capriolo “è come una pagina del Decamerone rilegata per sbaglio nel Vangelo secondo Matteo”.

La Chiesa di Capriolo meritava come pavimentazione un epifania di materiali diversi; magari simili al pavimento della chiesa di san Nazario e Celso, a Brescia, che contiene quel meraviglioso polittico del Tiziano, riferimento della nostra pala del Cristo Risorto del Romanino. Così, i tre gradini che salgono al presbiterio, invocando la prua di una imbarcazione hanno rotto con la tradizione, creando una rottura epocale con la storia.

Questa questione legata alle pavimentazioni è stata affrontata più volte all'interno delle riunioni e agli incontri partecipati che la Parrocchia ha promosso durante il 2013/2014. Erano stati elaborati anche grafici che ipotizzavano ideali pavimentazioni , ma visto il perfetto stato della pavimentazione attuale abbiamo ritenuto questo intervento al momento non necessario, ne prioritario nei confronti del devastante intervento pittorico sempre realizzato in quegli anni.