5- Un nuovo impianto di illuminazione e il desiderio di diffondere una nuova luce

Tratto da appunti per il restauro della Parrocchiale di Capriolo

Capriolo 20 dicembre 2013, ore 14.35

"Ho un appuntamento nel pomeriggio con don Agostino, sono arrivato di proposito con largo anticipo, ho bisogno di osservare l'interno della parrocchiale con calma. Seduto nei primi banchi la prima percezione è dell'essere immerso in un grande buio, che sembra accentuare una sensazione di freddo. C'è un bisbiglio dato dai bimbi che rompe il silenzio, e forse loro riescono a dare al tutto un tratto di vita, poi iniziano a cantare. Le murature anche quelle illuminate da dei proiettori posti sul cornicione risultano invase da un colore spento, nocciola, grigiastro, un colore bloccato, che trova una continuità con il buio totale che invade tutta l'abside. In questo buio assoluto spicca una luce che illumina il tabernacolo dorato, l'unico elemento magico nella tristezza del paesaggio totale. Con il tabernacolo illuminato nel presbiterio solo i due altari posti come fondali prospettici nelle navate laterali, con le soase in pietra bianca assumono per riflesso una certa luminosità, sottolineando come il Botticino rifletta la luce nei confronti del Sarnico e del granito. I bimbi si preparano alla confessione , io cerco di immedesimarmi in uno di loro, cerco di capire, di assorbire le emozioni e le sensazioni che uno spazio di quel tipo mi può trasmettere, a quello che ho vissuto a casa un'ora prima, o che rivedrò tra un paio d'ore di fronte alla luminosità di un televisore o di un video gioco. Cerco di capire che tipo di sensazione o di emozione la vista anche di scorcio della raffigurazione dalla testa mozzata di san Protasio o la statua del Cristo Morto o l'immagine del drago, forse proprio a causa del processo o alla fenomenica televisiva molto meno di un tempo. Il giovane curato è bravo, sa come parlare ai fanciulli, come intervallare una preghiera con un racconto, riesce a catturare la loro attenzione, ma la chiesa è buia.

Iniziano le confessioni e dai primi banchi in prossimità del presbiterio mi sposto in fondo alla chiesa, verso l'ingresso principale, in quella posizione sono accese le lampade terminale dei due candelabri a destra e a sinistra della navata centrale, ma con fatica riesco a scrivere, e sono solo le ore 15 del pomeriggio. Da qui, dall'ingresso, la chiesa sembra ancora più buia, non detesto il buio, anzi ne sono attratto, mi ricorda la poca luce delle chiese romaniche o di quelle medioevali che avevo vissuto a Pistoia, nel Duomo o nelle chiese di S. Andrea, S. Bartolomeo, S. Giovanni, ma era una luminosità diversa, appropriata alla matericità delle murature in pietra, un unicum che coinvolgeva e convogliava alla meditazione. Forse il ricordo era riconducibile al fatto che entravo al mattino alle prime luci del Sole, qui oggi siamo in un pomeriggio invernale, ma questa di Capriolo è una chiesa completamente diversa, dove la ricchezza e il decoro del barocco lombardo richiede luminosità, può vivere solo nella luce.

Ecco, oggi comprendo meglio l'esigenza più volte rimarcata da don Agostino della necessità di un nuovo impianto di illuminazione in grado di illuminare correttamente i capolavori posti negli altari laterali, ma anche predisposto a illuminare sufficientemente tutta l'assemblea della navata centrale".

E' evidente che tutto il restauro dell'apparato decorativo restituirà maggior luminosità all'attuale edificio religioso, risulta comunque fin da subito necessario e indispensabile prefigurare un nuovo impianto di illuminazione in grado di garantire una discreta illuminazione in tutte le fasce orarie e nelle diverse stagioni.