RELAZIONE STORICA

A 1 Lettura stratigrafica

L’antica chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, che sorgeva accanto al castello, fu probabilmente l’antichissima sede del cristianesimo di Capriolo. Subì dei rifacimenti fino alla forma assunta nel Cinquecento, ma poi rimase accantonata e destinata a decadere per il ruolo primario assunto dalla Cappella di San Giorgio, quando vi fu trasferita nel Cinquecento la parrocchia, affinchè il clero fosse più vicino alla popolazione . L’edificio antico dei Santi Gervasio e Protasio è stato venduto nel 1969 e adattato a casa privata. Il San Giorgio di Capriolo è segnalato per la prima volta già nel 1274, la chiesa aveva un solo altare consacrato, l’altare Maggiore del Santissimo. Viene successivamente ricordata nel 1295, 1351, 1365, 1378 (scarne note relative al pagamento della decima a favore della chiesa). Bisogna attendere la visita di San Carlo Borromeo (26 aprile 1580) per una descrizione più accurata dell’edificio: “ Una chiesa ampia, vi custodisce il Santissimo, e il Battistero. E gli altari della S.S. Trinità e di S. Bernardino. Vi sono adiacenti due aree cimiteriali, ove troviamo l’altare di San Rocco.

Fu ampliata dal 1674 al 1680. In questa occasione fu realizzato l’altare di S. Filippo Neri e vennero ridotte le tombe al fine di posare ilnuovo pavimento in modo lineare e uniforme. Il problema irrisolto rimase il battistero, da allora la chiesa conservò sette altari: il maggiore, del Santissimo (della Resurrezione), della Santissima Trinità (il patronato della famiglia Ochi), del Santissimo Crocefisso (o delle Reliquie), della Beata Vergine Maria (o del Rosario) l’altare di S. Antonio da Padova, della Beata Vergine di S. Rocco, qui trasportato durante i lavori del 1674-1680.

Gli interventi più significativi nel corso del XVIII° secolo furono quelli dei Fantoni.

Nel 1792 si decise di restaurare la chiesa nel giro di due anni e fino all’intervento radicale nel 1892. Fu poi rifatta quasi completamente dal 1887 al 1895 su progetto dell’architetto Carlo Melchiotti e poi ancora ampliata tra il 1905 e il 1912. La facciata è stata restaurata ancora nel 1938.

Nel 1887 don Luigi Minelli stese un progetto per l’allargamento della chiesa; con concessione di una porzione di area, concessa dal comune nel 1892. Il progetto fu affidato all’architetto Carlo Melchiotti, legato allo stile neoclassico, i lavori durarono dal 1892 fino al 1893.

Della vecchia chiesa restarono solo la facciata, gli otto pilastri che delineano tutt’ora il vaso della navata centrale, il presbiterio. Nuove risulteranno le due navate laterali e l’intera copertura dell’aula.

Per realizzare questo ampliamento si dovette abbattere gran parte della casa colonica del beneficio parrocchiale, posta sul lato destro della chiesa sull’area dell’attuale oratorio maschile.

L’ampliamento voluto da Don Libretti 1905-1911; il nuovo intervento fu affidato all’architetto Agostino Caravatti da Milano. Le opere eseguite furono: la demolizione del presbiterio, coro e fabbricati addossa ti compresa la chiesa di S. Rocco. Costruzione di una nuova campata per allungare le tre navate. Costruzione del transetto e della cupola ottagonale sopra la crociera. Costruzione del nuovo coro e presbiterio.

Costruzione della nuova sagrestia, camera dell’organo e altri ambienti di disimpegno. Completamento decorativo secondo lo stile della parte di chiesa conservata.

Nell’estate del 1938 si provvedeva a consistenti riparazioni e restauri della facciata principale, con il consolidamento e sostituzione di pietre.

In occasione si provvide anche alla sistemazione del battistero .

Nel 1966-1972 vennero apportati numerosi interventi voluti dal parroco Don Giuseppe Orsatti , tra cui vetrate, ambienti di servizio e disbrigo, il tetto, apparato decorativo, battistero, due bussole, impianto elettrico e acustico, sistemazione del presbiterio con nuovo altare e trasformazione dell’antico altare maggiore, nuova pavimentazione di tutta la chiesa, sistemazione del campanile e di altre parti esterne.

Il portale della chiesa è in arenaria e porta un medaglione raffigurante San Giorgio. L’interno, a croce latina e a tre navate, si presenta solenne e armonioso. Un tamburo, alto tre metri e mezzo, in cui si aprono quattro finestroni, sostiene la cupola a tutto sesto e ottagonale all’esterno, che ha una luce di nove metri, con al centro un grande affresco dedicato all’Incoronazione della Madonna. Dietro l’altare maggiore, con elegante tabernacolo e tempietto, sta la pala di San Giorgio, dipinta nel 1782 da Ludovico Gallina.

Nella navata di destra una fastosa soasa, dovuta ai Fantoni, a forma di drappo sostenuta da angeli accoglie la cinquecentesca statua lignea detta della Madonna Vecchia o di San Rocco. L’altare del Santissimo o della Resurrezione vanta la celebre pala di Gerolamo Romanino, dipinta intorno al 1525, raccolta in una soasa marmorea, intarsiata e policroma. Quindi viene l’altare dell’Assunta con la pala di Antonio Gandino e infine l’altare del Crocefisso dedicato ai santi Gervasio e Protasio con la tavola attribuita a Callisto Piazza.

Nella navata di sinistra il primo altare è dedicato all’Addolorata, la cui statua è posta in una nicchia dorata, sotto la quale è stesa la statua lignea del Cristo morto di Andrea Fantoni e bottega (1729). Due altari marmorei sono dedicati al Sacro Cuore e a Santa Rita. Altri quadri, tra cui un bel Sant’Antonio dipinto nel 1652 da Ottavio Amigoni, si trovano nella controfacciata e in sagrestia.

Il campanile della chiesa domina sul paese staccandosi per colore da quello delle case che di solito a Capriolo tendono al biondiccio e al grigio-azzurro dell’arenaria di Sarnico. Molte altre chiesette e cappelle punteggiavano il vasto territorio di Capriolo. Alcune di esse sono scomparse. La più bella è quella di Sant’Onofrio, sopra la collina omonima, che ha subito molte ferite a causa della cava di pietra per farne cemento. Nel 1966 la chiesetta fu oggetto di un profondo restauro in concomitanza con la costruzione di una strada d’accesso.

Inoltre è da segnalare la bella cappella della Madonna della pace, che il folto gruppo di alpini locali ha voluto costruire sempre in collina.

Carlo Melchiotti architetto(Pompiano , 20 gennaio 1938 / Brescia , 25 marzo 1917) fu un importante membro delle principali organizzazioni cattoliche bresciane e un personaggio di spicco del partito cattolico.

Melchiotti nasce a Pompiano, primogenito di Battista e Angela Molinari.

Di modeste origini, si dedica nei primi anni della sua vita al commercio, poi grazie agli studi presso la Scuola di Disegno di Brescia e l’ Istituto tecnico di Milano, vince il concorso come disegnatore per il Genio Militare ove rimane per trentadue anni.

Ricoprì la carica di Assessore ai Lavori Pubblici dal 1895 al 1902.