Luigi quel giorno entrò per caso in oratorio.
Come ogni ragazzo, senza tante domande e pensieri, aveva raggiunto la prima sedia libera. Di quel momento non capiva quasi niente, forse perché in un salone così non era mai entrato da solo, forse per la luce soffusa o per i discorsi da “riunione” che si susseguivano …soltanto aveva colto di essere caduto in un momento importante, in qualcosa che serviva ai grandi, in una riunione che era molto preziosa perché stava vedendo qualcosa che mai aveva notato in oratorio.
Infatti poco a poco, dopo aver focalizzato il momento, tra le persone iniziava a scorgere alcuni che conosceva: per prima Anna, la sua catechista delle elementari, una fila di sedie indietro uno accanto all’altro erano seduti i suoi catechisti Paolo e Laura, vicini a loro anche i vari baristi di ogni sabato e domenica. Tra le tante sedie occupate riconosceva animatori, collaboratori e genitori che aveva incontrato nelle ultime feste in oratorio. Infine con grande stupore davanti a tutti, allenato e brillante parlava Fabio, l’allenatore di tutti i suoi amici calciatori.
Così, catturato dalla presenza di tante persone, decise di restare.
E disse tra sé: “Se non posso parlare perché sono troppo piccolo, se non posso ascoltare quanto dicono perché non lo capisco …bè inizierò a contare! Si proprio così; conterò quante persone conosco e come hanno a che fare con me. Certamente se qui ci sono così tante persone stasera, significa che io sono uno che conta!”.